Eni, la nota multinazionale energetica, sta puntando su un ambizioso piano di sviluppo che ruota attorno ai data center. Questo progetto si basa su competenze consolidate e su risorse già esistenti, come il supercomputer Hpc6, il quale è stato avviato nel 2024 e si posiziona come il quinto calcolatore più potente al mondo. L’azienda prevede di sfruttare questa infrastruttura non solo per potenziare la propria capacità di calcolo, ma anche per creare un ecosistema energetico completo che possa soddisfare le esigenze di alimentazione dei data center. Un obiettivo chiave è quello di decarbonizzare la produzione energetica, attirando al contempo investimenti con rendimenti attesi a doppia cifra.
Eni sta anche investendo significativamente in Plenitude ed Enilive, due business strategici che l’azienda intende valorizzare ulteriormente. La società ha in programma di aumentare la quota di investimenti esterni fino al 30%, dopo aver già accolto l’ingresso del fondo Eip, attualmente con una partecipazione del 10%. Secondo il piano aziendale, la capacità installata di Plenitude dovrebbe crescere di circa quattro volte, raggiungendo i 15 GW entro il 2030. Questo incremento è previsto portare a un raddoppio dell’EBITDA, che si stima possa arrivare a 1,9 miliardi entro il 2028 e superare i 2,5 miliardi entro il 2030, con un ROACE medio atteso intorno al 10%. Per quanto riguarda Enilive, l’EBITDA è previsto a 2,5 miliardi entro il 2028, un valore che rappresenterebbe più del triplo rispetto al 2024, e a 3 miliardi entro il 2030, con un ROACE superiore al 15%. Gran parte di questo sviluppo è sostenuto dalla crescita nella produzione di biocarburanti, con l’obiettivo di superare i 5 milioni di tonnellate entro il 2030.
Un’altra sfida significativa per Eni è rappresentata dalla trasformazione di Versalis, che sta affrontando le conseguenze di una crisi strutturale nel mercato petrolchimico. La strategia di Eni prevede la chiusura dello steam cracking, un’attività in difficoltà a causa della concorrenza internazionale e delle condizioni di mercato in Europa. L’azienda sta puntando a sviluppare nuove piattaforme di business, che spaziano dai polimeri specializzati alla biochimica. Si prevede che il segmento chimico raggiunga un EBIT a break even entro il 2027, con un miglioramento dell’EBIT adjusted di circa 900 milioni entro il 2028 rispetto al 2024. Eni guarda anche alla bioraffinazione e alle iniziative di stoccaggio dell’energia, integrando il tutto con i data center e l’intelligenza artificiale.
La strategia finanziaria di Eni si basa su una crescita sostenuta del flusso di cassa, che si prevede possa passare da 13 miliardi di cassa operativa nel 2025, a 75 dollari al barile, fino a raggiungere 60 miliardi nel corso del piano. Il CFFO per azione dovrebbe crescere a un tasso medio annuo del 14% fino al 2028. Eni intende mantenere un’efficiente gestione degli investimenti, con un budget di 7 miliardi all’anno e un livello organico atteso sotto i 9 miliardi nel 2025. Questo approccio garantirà un miglioramento di 6 punti percentuali del ROACE, portandolo a circa il 13% entro il 2030. Il leverage pro forma a fine anno è stimato al 15%, con previsioni che lo collocano nel range 10-20%, e una media del 16% nel nuovo piano, riducendo di 5 punti percentuali le stime precedenti.
Eni ha dichiarato che la politica dei dividendi è una priorità per l’azienda. Si prevede un incremento nel tempo, migliorando anche la qualità del dividendo stesso. Per il 2025, la società ha deciso di alzare il dividendo del 5%, portandolo a 1,05 euro per azione. Durante il piano, si prevede una cash neutrality per il dividendo, mantenendosi sotto i 40 dollari al barile. A completare questa strategia, Eni ha avviato un programma di buyback per un valore di 1,5 miliardi, con la possibilità di arrivare fino a 3,5 miliardi.