L’attrice Silvana Mangano, interpretando Penelope, si distingue nel film Ulisse, realizzato in Italia nel 1954 dalla Lux Film – Ponti De Laurentiis, sotto la direzione di Mario Camerini. La sua immagine è simbolo di una figura femminile complessa e potente, che emerge con forza dalla mostra attualmente aperta al Museo Archeologico Nazionale di Taranto, inaugurata in occasione della Giornata Internazionale della Donna. L’esposizione, che sarà visitabile fino al 6 luglio 2025, invita i visitatori a esplorare le varie sfaccettature della regina di Itaca, non solo come moglie devota, ma anche come leader astuta e indipendente.
La mostra al MArTA di Taranto presenta un’interpretazione di Penelope che va oltre il classico stereotipo della donna in attesa. La regina, descritta da Omero, ha ispirato artisti di epoche diverse, rappresentando un simbolo di forza e resilienza. L’esposizione include 40 reperti archeologici provenienti dal museo, alcuni dei quali sono mostrati per la prima volta, insieme a 50 opere d’arte contemporanea, pittura e scultura, che illustrano come il mito di Penelope si sia evoluto nel tempo. Tra i pezzi esposti, si possono ammirare tessuti d’oro del I secolo, simboli della ricchezza della Taranto magno-greca, accanto a opere dell’artista sarda Maria Lai, la quale reinterpreta Penelope come una figura moderna, unendo arte e scrittura in un dialogo tra passato e presente.
La direttrice del Museo, Stella Falzone, ha dichiarato che l’obiettivo della mostra è di affrontare le sfide contemporanee attraverso una lettura di genere del mito. La mostra è suddivisa in quattro sezioni tematiche. La prima, Il telaio e la tela, esplora la rappresentazione di Penelope accanto al suo telaio, simbolo di un’arte femminile raffinata e di una tecnologia evoluta. La tessitura, infatti, è vista come un’abilità che richiede precisione e conoscenza, e si collega alla tradizione orale della poesia.
Il secondo capitolo, Il gesto e la postura, analizza le pose di Penelope nelle opere antiche, evidenziando la sua astuzia e la sua complessità. Una delle opere significative in mostra è la Lastra campana, che ritrae Penelope in una posizione contemplativa, esprimendo malinconia e saggezza. Questa sezione sottolinea anche il legame con Ulisse, il quale, nel suo ritorno, si presenta sotto le spoglie di un mendicante, mettendo alla prova la capacità di riconoscimento della moglie.
La terza sezione, Il mondo del sogno e del talamo, rivela l’importanza del sonno e dei sogni nella vita di Penelope. La regina, come descritto nell’Odissea, è capace di distinguere tra sogni veri e falsi, un concetto che ha avuto un impatto duraturo fino ai giorni nostri, influenzando anche l’analisi psicologica. Le incisioni di Theodoor van Thulden, che illustrano il talamo di Ulisse, offrono uno spaccato di questa dimensione intima e complessa della sua vita.
Infine, l’ultima sezione, Il velo e il pudore, si sofferma sul significato simbolico del velo, che rappresenta sia modestia che una barriera tra Penelope e il mondo esterno. Le opere esposte, tra cui un’acquaforte di Tommaso Piroli, mettono in evidenza come il velo sia un elemento che caratterizza la sua figura e il suo ruolo nella società.
La curatrice Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni hanno sottolineato come Penelope continui a sfidare gli ideali femminili da millenni, incarnando sia la sposa fedele che l’abile tessitrice di inganni. La sua storia, pur essendo lontana nel tempo, riesce a risuonare con le esperienze contemporanee di solitudine, speranza e resilienza. La mostra al MArTA non è solo un tributo a un personaggio mitologico, ma un richiamo a riflettere sul ruolo delle donne nella storia e nella società attuale.