Campari affronta i dazi: previsioni di un impatto di 100 milioni nel 2025

Davide Campari ha chiuso il 2024 con risultati contrastanti, registrando un incremento delle vendite pari al 2,4%, per un totale di 3,07 miliardi di euro. Tuttavia, l’Ebit rettificato ha mostrato una flessione, scendendo di 2,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente, attestandosi a 605 milioni di euro, pari al 19,7% dei ricavi. Simon Hunt, CEO del Gruppo da soli due mesi, ha descritto i risultati come “positivi, considerando un anno sfidante come il 2024”. Le aspettative per il 2025 non sono altrettanto rosee, con previsioni di un anno di transizione caratterizzato da numerosi ostacoli.

Impatti dei dazi e previsioni per il 2025

Il nuovo anno si preannuncia difficile per Campari, in gran parte a causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sulle importazioni provenienti da Messico, Canada ed Europa. Secondo le stime aziendali, tali dazi potrebbero comportare un impatto negativo di circa 90-100 milioni di euro, escludendo eventuali misure di mitigazione. Di conseguenza, il 2025 sarà contrassegnato da una crescita moderata delle vendite, con un miglioramento atteso nella seconda metà dell’anno. La calendarizzazione della Pasqua potrebbe generare una leggera flessione, con una diminuzione a singolo cifra nei mercati europei.

L’Ebit rettificato organico è previsto rimanere invariato rispetto all’anno precedente, mentre la performance del margine lordo sarà influenzata dall’evoluzione del mix di vendita. Il programma di contenimento dei costi, già annunciato, dovrebbe apportare un beneficio di circa 50 punti base sulle vendite nette del 2025, concentrandosi soprattutto nel secondo semestre. A differenza di alcuni concorrenti, Campari non prevede di modificare le proprie previsioni di medio termine, formulate lo scorso ottobre, puntando a una sovraperformance rispetto ai rivali e a guadagnare quote di mercato.

Analisi delle vendite per area geografica

Nel 2024, le vendite nelle Americhe, che rappresentano il 45% del fatturato totale del Gruppo, sono aumentate del 4%. Il mercato statunitense ha mantenuto una stabilità, con una continua crescita di marchi come Espolòn (+12%) e Aperol (+11%). In Europa, le vendite nette nella regione EMEA (che copre il 48% delle vendite) sono cresciute del 3%, con una sovraperformance nei dati di sell-out. Tuttavia, l’Italia ha registrato un calo del 4% a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli, dispute commerciali e una riduzione delle scorte da parte dei grossisti.

In Asia Pacifico, che rappresenta solo il 7% delle vendite, si è osservata una diminuzione del 6%. Per quanto riguarda i marchi, la House of Aperitif ha visto una crescita del 6%, sostenuta da un buon quarto trimestre. Aperol ha registrato un incremento del 5%, principalmente grazie alle vendite nelle Americhe. D’altro canto, la House of Whiskey and Rum ha subito un calo del 6%, con marchi come Wild Turkey e Russell’s Reserve che hanno faticato nei mercati principali, compensati solo parzialmente dalla crescita in Giappone e in altri mercati europei.

Prospettive di crescita e strategia aziendale

Campari prevede che l’incremento della marginalità dell’Ebit sarà supportato da iniziative strategiche che porteranno a un miglioramento complessivo di 200 punti base nei costi di struttura entro il 2027. A fine anno, l’indebitamento finanziario netto è stato di 2.377 milioni di euro, in aumento rispetto ai 1.854 milioni dell’anno precedente, principalmente a causa delle acquisizioni. La cedola per gli azionisti è stata confermata a 0,065 euro per azione, mentre è stato proposto un nuovo consiglio di amministrazione per il triennio successivo, che include la conferma di membri uscenti e l’ingresso di Emma Marcegaglia.

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Luca Gelsomino