Banco Bpm: la Bce si oppone allo sconto del Danish Compromise per l’Opa su Anima

MILANO – Il panorama del settore bancario italiano continua a muoversi con dinamismo, e un nuovo capitolo si è aperto a seguito di un intervento da parte della Banca Centrale Europea. Quest’ultima ha fornito un parere sfavorevole riguardo all’applicazione del cosiddetto Danish Compromise nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto (Opa) lanciata da Banco Bpm, tramite la sua controllata Banco Bpm Vita, nei confronti di Anima. Sebbene questo ostacolo non impedisca l’offerta della storica banca milanese, potrebbe limitare la possibilità di un rilancio da parte di UniCredit sul medesimo istituto. La reazione del mercato è stata immediata, con il titolo di Piazza Meda che ha registrato una flessione superiore al 5%. Anche le azioni di UniCredit e Anima hanno subito un calo, rispettivamente del 1,6% e dello 0,5%, in linea con l’andamento negativo del Ftse Mib.

La decisione attesa dall’eBA

La questione sollevata dalla Banca Centrale Europea non rappresenta una decisione definitiva, bensì un’interpretazione che ora spetta all’Autorità Bancaria Europea (Eba). Secondo quanto riportato da fonti di stampa, tale interpretazione è stata formalizzata nei giorni scorsi all’istituto diretto da Giuseppe Castagna, il quale discuterà la questione nel Consiglio di Amministrazione previsto per domani. Le norme in discussione riguardano la Crr, il regolamento europeo sui requisiti patrimoniali stabiliti nell’ambito di Basilea 3. Banco Bpm sostiene che tali norme debbano essere applicate in un certo modo, mentre la Banca Centrale Europea propone un’interpretazione differente. Questo disaccordo ha portato a un parere negativo da parte di Francoforte riguardo all’applicabilità dello sconto danese, il che potrebbe rendere l’Opa su Anima più costosa in termini di capitale.

Opinioni contrastanti tra Castagna e Orcel

Giuseppe Castagna ha espresso fiducia in un eventuale via libera da parte delle autorità europee, ma ha anche affermato di voler mantenere il proprio Cet1 ratio sopra il 13%. La sua strategia prevede la continuazione del piano stand alone presentato lo scorso febbraio, il quale contempla una distribuzione ai soci di almeno sei miliardi di euro. Al contrario, Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, ha una visione differente. Dopo l’annuncio dell’Opa di Banco Bpm su Anima, UniCredit ha presentato un’offerta pubblica di scambio (Ops) sul Banco. Inizialmente, il rapporto di scambio proposto implicava un premio del 0,5% sui prezzi di Borsa, per un valore totale di 10,1 miliardi di euro. Tuttavia, tale premio si è rapidamente eroso e, ai prezzi attuali, sarebbe necessario un investimento di poco più di un miliardo solo per pareggiare l’andamento del mercato.

Possibili ripercussioni sull’Ops di UniCredit

Le dichiarazioni di Orcel suggeriscono l’ipotesi di un rilancio in contante, simile a quanto avvenuto nel 2020 da parte di Intesa Sanpaolo per acquisire Ubi Banca. Interrogato su questo tema, Orcel non ha escluso tale possibilità, a condizione che il valore di Banco Bpm risulti più elevato. L’amministratore delegato di UniCredit ha sottolineato che senza un’approvazione della BCE sul Danish Compromise, l’operazione su Anima potrebbe comportare un notevole consumo di capitale, rendendo l’acquisizione meno vantaggiosa. Senza lo sconto danese, la prospettiva di un aumento dell’offerta appare poco realistica e Orcel potrebbe addirittura considerare di rivedere l’intera operazione.

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Luca Gelsomino