Fai attenzione ai tuoi commenti sui social: rischi una multa fino a 50 mila euro. Non commettere questo errore.
I social sono divenuti parte integrante della nostra vita. Con l’avvento di piattaforme digitali come Facebook, Instagram, Twitter e Tik Tok, la comunicazione e l’interazione hanno subito un profondo cambiamento. È avvenuta una rivoluzione che ha investito il modo in cui le persone comunicano, condividono informazioni e costruiscono relazioni.
I social hanno, infatti, hanno apportato un mutamento epocale, poiché consentono di comunicare in modo immediato e veloce con persone distanti anche a migliaia di chilometri, inoltre, hanno reso possibile ciò che decenni fa sembrava irrealizzabile: oggi, infatti, comunicare anche con star internazionali, con esponenti di spicco dello showbiz nostrano e mondiale non è più un’utopia.
Attento a cosa scrivi sui social: fino a 50.000 euro di multa
Questa accessibilità e celerità nella comunicazione permette, dunque, a chiunque di poter esprimere la propria opinione e di partecipare a dibattiti controversi su temi delicati. Tuttavia, tale rapidità può dar luogo anche alla diffusione di fake news e alla disinformazione, nonché a fenomeni di diffamazione.
Alcuni utenti, infatti, non hanno ben chiare le conseguenze legali che possono scaturire da un commento ritenuto erroneamente “innocuo ed inoffensivo”. Occorre, dunque, fare chiarezza tra il confine che delimita la libertà di espressione e la diffamazione, che è un reato. La diffamazione è una fattispecie penale disciplinata dal Codice Penale e si verifica allorché un soggetto offende l’onore o la reputazione di una persona in presenza di più individui.
L’utilizzo dei social network è un’aggravante, poiché la diffamazione può giungere ad un numero indefinito di soggetti. Dunque, un commento, un post o persino un emoji possono discriminare o diffamare la vittima, la quale può facoltativamente chiedere aiuto ad un Avvocato, il quale presenterà una querela.
All’esito del procedimento penale, se l’indagato dovesse essere rinviato a giudizio si aprirebbe un processo penale, durante il quale la vittima potrà richiedere anche il risarcimento del danno, oltre che la punizione del colpevole. Per quanto concerne la quantificazione del danno, il Giudice valuterà diversi fattori, tra cui la gravità dell’offesa, il mezzo di diffusione dell’offesa, la posizione della vittima e, l’impatto della diffamazione sulla sua vita privata e professionale.
I danni possono essere quantificati a partire da 1.000 euro per casi di lieve entità, fino a 50.000 euro, laddove l’offesa sia grave e pervasiva. È legittimo esprimere la propria opinione, sempre e in ogni contesto, purché venga fatto rispettando il prossimo. Se invece sì indugia con offese, discriminazioni ed illazioni sui terzi, non ci si può appellare alla libertà di espressione, tale condotta integra, infatti, il reato di diffamazione.